È opportuno ripartire con l'idea che nulla è perduto e che l'unica alternativa all'Europa è un'Europa migliore. Se la socialità nasce e si alimenta dalla solidarietà, allora occorre parlare chiaro a chi, in nome dei propri egoismi nazionali, attua, p. e., politiche di comodo. La politica economica e sociale della Comunità Europea, "antenata" dell'Unione Europea, ha fatto raggiungere una buona solidità economica, ma non certo sociale.

Continuo a sostenere che l'Europa dei cittadini, prioritaria rispetto all'Europa del Mercato unico e sulla concorrenza, farà la differenza e consentirà la diminuzione del divario economico con altre realtà. Recenti rapporti sul futuro del Mercato unico hanno dato indicazioni sulle possibili soluzioni alle criticità, ma non si sono espresse suoi futuri scenari relativi all’”Europa dei cittadini”. La spregiudicatezza delle recenti politiche mercantili lascia intravedere che sono ormai lontani o inesistenti, nella mente dei potenti di turno, le rovine della seconda guerra mondiale, il senso di integrazione e di solidarietà. La pandemia non ha, neppure, lontanamente scalfito gli scopi nobili dei padri fondatori di questo sogno, tuttavia ha evidenziato l'egoismo e quella malattia atavica, di alcuni Paesi fondatori e non, di sentirsi, come per incanto e "per destino", superiori ad altri.

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